In particolare, che senso ha fornire i libri di testo agli alunni delle scuole primarie e secondarie sia private che statali e paritarie con tanta facilità?
Noi italiani che dobbiamo sopportare code e tempi di una lunga e farraginosa burocrazia per ogni atto, abbiamo vita facile se invece viviamo a Milano almeno per quanto riguarda i Buono Libri, che verranno consegnati nominativamente agli alunni di tutte le scuole milanesi. Unico requisito necessario: essere residenti nel Comune di Milano da almeno due anni, dal 1 giugno 2008.
Nessuna distinzione, quindi, nemmeno tra cittadini e immigrati, che magari avrebbero più bisogno di aiuto, oppure tra figli di milionari e figli di precari o disoccupati. Ma erogare un contributo a pioggia, della stessa entità a qualunque ragazzino è una decisione di cui vantarsi? A me sembra più un’ingiustizia vera e propria e poi non si capisce perché bisogna risiedere da almeno 2 anni a Milano.
Anche a Roma esiste il buono libro, come in molte altre città, ma rispettando il criterio del reddito e della residenza universale.
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