Roberta Mazzacane giornalista

Intercettazioni, intervista a Riccardo Arena

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L’Associazione italiana per le intercettazioni legali e l’intelligence (ILIIA) ha diffuso un comunicato stampa in cui rende noto che: “Le aziende del comparto intercettazioni non possono accettare nuovi incarichi dalle procure della Repubblica a causa dello stato di crisi dovuto ai crediti scaduti da diversi anni, vantati nei confronti del ministero della Giustizia che, al 31 dicembre 2010, sfioreranno i 500 milioni di euro”.
A proposito del tema delle intercettazioni, abbiamo raccolto l’opinione di Riccardo Arena, che conduce la rubrica Radio Carcere , in onda ogni martedì sera dalle 21 alle 22 su Radio Radicale.

Intercettazioni

Sentiamo spessissimo parlare della legge sulle intercettazioni, cosiddetta “legge bavaglio” secondo molti giornalisti. Lei cosa ne pensa?

Non mi farò molti amici, ma credo che tutta la polemica sulla cosiddetta legge bavaglio sia il frutto di diverse patologie. La poca serietà di numerosi giornalisti, a cui fa piu’ comodo riempire un articolo con i testi delle Procure, invece di fare un serio approfondimento e una seria informazione. La forte pressione operata da molti editori, a cui in termini di vendite e di auditel conviene poter pubblicare tutto. Ed infine una certa, e comprensibile, componente di rabbia dei cittadini che, non vedendo fare giustizia nei Tribunali, e ne pretendono un’altra, magari piu’ rozza e incivile, come quella prodotta dalla gogna mediatica“.
Ma perchè, oggi cosa prevede la legge?
Il fatto è che la legge che abbiamo è perfetta cosi’ com’è, solo che non viene applicata. Io credo che sia giusto arginare questa barbarie, e il fatto è, anche se pochi lo sanno e tanti fanno finta di non sapere, che già oggi la legge vieta la pubblicazione, non solo delle intercettazioni, ma di tutti gli atti di indagine, anche se non coperti da segreto, fino all’udienza preliminare. Divieti di pubblicazione con i quali si vogliono garantire alcuni diritti fondamentali come: la presunzione di non colpevolezza, il diritto ad un giusto processo, il diritto di difesa, il diritto alla riservatezza delle comunicazioni e il diritto di privacy. In particolare, il divieto di pubblicazione delle intercettazioni discende da una norma costituzionale, l’art. 15, secondo cui il diritto alla riservatezza delle comunicazioni pu essere violato solo nel caso in cui si deve accertare la commissione di un reato. E’ evidente pertanto che l’intercettazione, e la sua conoscibilità, serve alla Giustizia e non certo al diritto di cronaca“.
E la tanto declamata libertà di stampa?
Scusi se rispondo con una domanda: puo’ un giornalista, in nome del diritto di cronaca, entrare a casa Tua e violare impunemente il domicilio? Non credo. Ecco, lo stesso vale, o dovrebbe valere, per la pubblicazione delle intercettazioni. Il problema è che oggi pur esistendo tali divieti di pubblicazione, che sono penalmente rilevanti, vengono puntualmente ignorati. L’ultimo e orrendo caso? Domenica 24 ottobre. Ore 20. Il TG 1 della Rai trasmette gli audio delle dichiarazioni rese ai Pm dai due indagati nell’omicidio Scazzi.
Lunedi’ 25 ottobre. I principali quotidiani italiani nei rispettivi sito internet commettono lo stesso reato. L’audio, la voce degli interrogati, è on line“.
Allora come mai si continua a violare la legge, pur essendo tali condotte penalmente rilevanti?
Credo che il problema sia nel tipo di sanzione. Oggi chi trasgredisce al divieto di pubblicazione rischia al massimo una pena che pu estinguere pagando circa 180 euro. Una cifra irrisoria per carta stampata e video.
Ritengo invece necessario rendere effettivo il divieto prevedendo un’ adeguata sanzione. Ma non, come proposto dal Governo Berlusconi, aumentando le pene per i giornalisti e cos ingolfando ancora di più la nostra malandata Giustizia”.
Quale sarebbe secondo lei una soluzione al problema?
Io propongo invece di depenalizzare il reato e di tutelare il divieto di pubblicazione con un illecito amministrativo, il cui accertamento e relativa applicazione della sanzione spetti all’Autorità garante della privacy. La sanzione dovrebbe consistere in una idonea sanzione pecuniaria e nella possibilità, per le violazioni piu’ gravi, di sospendere l’attività del mezzo mediatico che è incorso nella violazione. Sul sito radiocarcere.com c’è questa nostra proposta, che è stata condivisa da tanti, ma che evidentemente “non conviene”.

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