Roberta Mazzacane giornalista

Festival cinematografici: 160 direttori rispondono all’appello di Giffoni

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Conoscersi, cooperare e ripensare: è questa la road map emersa dall’incontro promosso da Claudio Gubitosi, direttore di Giffoni Opportunity, con i direttori ed i rappresentanti delle rassegne e dei festival cinematografici italiani. Il confronto in streaming si è svolto questa mattina. Alla call to action hanno risposto 164 eventi, numero che cresce se si considerano le presenze dei responsabili e dei delegati di associazioni e di organizzazioni che rappresentano molti festival presenti sul territorio italiano. È il caso dell’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC) che raggruppa circa 90 eventi, della Federazione Italiana Circoli di Cinema (FICC) che ne rappresenta oltre 150 e del Coordinamento dei Festival campani che mette insieme 22 eventi che si svolgono sul territorio regionale. In sintesi, l’appello lanciato da Giffoni è stato raccolto da oltre quattrocento festival e rassegne che animano la vita culturale italiana, relativamente al settore cinematografico.

 «Sono entusiasta – ha esordito Claudio Gubitosi di avere davanti ai miei occhi una parte della grande bellezza italiana. Quella di oggi è una occasione per iniziare un nuovo percorso di conoscenza». Entusiasmo espresso anche da Nicola Borrelli, direttore generale per il Cinema e l’audiovisivo presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Turismo, che ha preso parte all’incontro: «I Festival – ha commentato – rappresentano senza dubbio una delle attività più dinamiche dell’intero settore cinematografico. Partecipo a questo incontro con piacere e ho l’opportunità di comunicare che a giorni pubblicheremo il bando per i festival e le rassegne, atto successivo al riparto 2021 che è stato già approvato. È una notizia importante perché l’anno scorso il bando è stato pubblicato a giugno. Quest’anno riusciamo a farlo a febbraio in maniera tale da allinearlo alle vostre attività. Nel nuovo bando teniamo conto del momento che stiamo vivendo, delle nuove modalità di svolgimento di molte iniziative, dopo che ci siamo allenati all’impiego di queste tecnologie per realizzare i vostri eventi. Il nostro obiettivo è stato quello di non disperdere alcuna esperienza per la pandemia, ma dobbiamo necessariamente dare il segno di quel cambiamento che dobbiamo realizzare. Facciamoci venire idee nuove e adeguate ai tempi e abbandoniamo i vecchi schemi di ragionamento. Il riscontro che questa iniziativa voluta da Giffoni ha ottenuto è la conferma di quanto ce ne fosse bisogno. Più voci fanno un coro, più siamo ad elaborare idee e più si può venir fuori velocemente da certe criticità che stiamo vivendo per il contesto in cui ci muoviamo».

Il sociologo De Masi: siete donatori di felicità. Le vostre rassegne sopperiscono alle carenze della scuola e rispondono alla trivialità di certa tv

La parola è passata a Claudio Gubitosi che ha illustrato le finalità, lo spirito e gli obiettivi di questa iniziativa che parte oggi e si arricchirà nei mesi a venire attraverso uno scambio di idee e di proposte, per arrivare agli Stati Generali che si svolgeranno in presenza a Giffoni Valle Piana i prossimi 7, 8 e 9 maggio.

«L’obiettivo principale di questa iniziativa – ha dichiarato Claudio Gubitosi – è conoscerci e, se possibile, affrontare insieme, in cooperazione, il senso e il percorso degli eventi cinematografici italiani, all’indomani delle macerie lasciate dalla pandemia nel mondo della Cultura, e quindi anche nel nostro. Ed è bene che lo facciamo oggi, mentre ancora siamo preoccupati ed incapaci di avere un quadro chiaro e sicuro di quando avremo la certezza di una normalizzazione. Capire tutto questo, affrontare insieme in unione, una linea comune di azione e di impegno, credo che possa essere un forte segnale a tutto il sistema e anche un primo importante passo di politica culturale italiana che credo, oggi più che mai, sia utile e necessaria».

«La quantità e la diversità delle iniziative, dei progetti e dei programmi cinematografici italiani è un patrimonio – ha aggiunto Gubitosi – è una ricchezza che parte da grandi, piccole e medie città del nostro Paese fino ad arrivare nei borghi e nei piccoli comuni più periferici.  Se pensiamo, solo per un attimo, a quanto tempo ci vorrà ancora per metterci insieme e vicini gli uni agli altri, per immaginare flussi turistici nazionali ed internazionali pronti a ritornare, frequentare e vivere i nostri eventi, ai danni psicologici che abbiamo dentro e che ancora non sono del tutto emersi, possiamo credo rimettere in moto i nostri saperi, le energie e le forze per migliorare l’Italia partendo dai nostri territori».

Da qui una prima bozza di proposte che Claudio Gubitosi ha illustrato ai partecipanti: «Dobbiamo ripensare il concetto di “Festival” che, se adottato o riproposto, necessita di una serie di regole. Sarebbe importante realizzare un calendario degli eventi da pubblicare entro gennaio sul sito del Ministero dei Beni Culturali e in tutti gli altri canali utili alla promozione. L’idea, inoltre, è di sottoporre al Ministero dei Beni Culturali la richiesta che per i prossimi cinque anni le attività, divise per regioni, possano accedere ad una sorta di “Art Bonus”. Altra proposta è quella di sottoscrivere accordi di collaborazione con l’esercizio cinematografico, ove possibile, e utilizzare la sala come luogo di incontri».

Il rilievo della funzione svolta dai festival è stato sottolineato con una espressione molto efficace dal sociologo Domenico De Masi: «I festival – ha dichiarato – sono donatori di felicità. Oggi queste realtà stanno vivendo una nuova straordinaria fase dovuta al passaggio dalla società industriale a quella post industriale, con caratteristiche che ben si combinano con il ruolo dei festival: prevale il lavoro intellettuale, c’è spazio per l’emotività e la creatività, si dà rilievo all’estetica e all’etica, si registra una femminilizzazione della società. Si lavora al miglioramento della qualità della vita. Sono tutti elementi di cui si nutrono i festival, che ormai rappresentano un’università invisibile, determinante per la nostra crescita culturale. I festival si organizzano per esprimere un genius loci e per valorizzare le risorse disponibili, vivacizzare un ambiente culturalmente opaco. I festival rispondono poi ad esigenze di divertimento, formano nuove figure professionali e sono un ottimo allenamento all’operosità, all’intraprendenza, all’autocontrollo. Un festival oggi serve per supplire alle carenze della scuola, alla noia dell’università, alla trivialità della tv. I festival servono per incentivare l’economia locale, ma anche per provare a stupire e, qualche volta, anche a scandalizzare. Infine sono la realizzazione oggettiva di quello che io chiamo l’ozio creativo, l’arte di valorizzare il tempo, di mettere insieme il lavoro, il gioco e lo studio con cui si crea conoscenza».

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