Roberta Mazzacane giornalista

INTERVISTA A PATRIZIO GONNELLA, PRESIDENTE DI ANTIGONE

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intervista realizzata il 3 gennaio 2011


Il ruolo di associazioni come la Sua quanto è importante per migliorare la qualità di vita dei detenuti in carcere?
“E’ difficile valutare se stessi. Si rischia sempre di essere auto-referenziali o eccessivamente narcisi. Penso, pero’, che il mondo penitenziario sarebbe ancora più opaco senza le associazioni, un mondo sicuramente meno conosciuto e meno conoscibile. A noi spetta far uscire le carceri dal cono d’ombra in cui vengono riposte, nonchè rendere consapevole l’opinione pubblica che nelle galere vengono calpestati in diritti umani, che la giustizia penale è selettiva, che è indecoroso vivere per anni in condizioni inaccetabili. Tutto questo avviene in un Paese democratico che ha formalmente – ma solo formalmente – aderito a tutti gli organismi internazionali sui diritti dell’uomo. Noi interpretiamo il nostro ruolo come una sorta di specchio che faccia rifrangere all’esterno le immagini di disperazione, di violenza, di morte che arrivano dalle galere italiane”.

Quali sono le condizioni igienico-sanitarie dei carceri italiane?
“Noi ci occupiamo di carceri su scala nazionale. Abbiamo un surplus di 25 mila detenuti rispetto alla capienza regolamentare delle nostre carceri. Cio’ significa che le persone vivono in meno di tre metri quadri a testa, cos configurando una ipotesi di violazione degli standard europei. Negli ultimi anni siamo stati condannati ben 5 volte dalla Corte europea dei diritti umani per aver violato l’articolo 3 della Carta del 1950 che proibisce la tortura e i tratamenti inumani e degradanti. Il tutto è determinato dal sovraffollamento. In condizioni di vita tali la salute delle persone è a rischio. Noi abbiamo invitato i sindaci e le asl a ispezionare le carceri per accertare se i reparti troppo affollati non vadano chiusi in quanto luoghi patogeni”.
Quali sono i diritti piu’ spesso negati ai detenuti secondo lei?
“Un elenco che potrei cos riassumere: diritto alla vita, diritto all’integrità personale, diritto alla salute, diritto al trattamento rieducativo, diritto all’istruzione. Non è facile tornare alla legalità penitenziaria. Bisognerebbe investire in progetti educativi e culturali, cambiare prospettiva, coinvolgere il mondo delle associazioni”.
Ci sono dei volontari che operano a fianco degli agenti di polizia penitenziaria nelle carceri?
“Il ruolo di Antigone è quello di monitorare le condizioni di detenzione. Seppur con analisi non sempre coincidenti, ultimamente ci siamo ritrovati insieme alle organizzazioni rappresentative della polizia penitenziaria, accomunati dall’obiettivo di rendere più decorose per tutti – detenuti e operatori penitenziari – le condizioni di vita nelle prigioni italiane”.
Avete mai segnalato al Ministro Alfano situazioni gravi o casi di emergenza verificatisi in carcere? Se si, siete stati ascoltati?
“Non abbiamo mai incontrato il ministro della Giustizia Alfano. Abbiamo, per, un rapporto consolidato con l’amministrazione penitenziaria. C’è piena consapevolezza della emergenza che stiamo vivendo e subendo. Ci vorrebbe, per, più responsabilità politica per evitare che siano i singoli direttori delle carceri ad assumersi sulle loro spalle iniziative dirette a rendere migliori le condizioni di vita interne. E spesso sono impossibilitati per mancannza di risorse. Si pensi che in molti istituti a settembre finiscono i soldi persino per comprare la carta igienica”.

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