Roberta Mazzacane giornalista

Violenza contro le donne, ActionAid: solo 2% fondi 2020 arrivato a Centri Antiviolenza e Case Rifugio

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Action Aid denuncia: non è bastata la pandemia per accelerare la politica e le amministrazioni locali nel contrasto alla violenza di genere. Tempi lunghissimi per l’erogazione delle risorse, impedimenti burocratici e mancanza di interventi strutturali che incidano sulle cause della violenza.

Questa la fotografia scattata da ActionAid con il report Cronache di un’occasione mancata per il 2021 sulle politiche e sul sistema antiviolenza in Italia attraverso il monitoraggio e l’analisi dei fondi statali previsti dalla legge 119/2013 (legge sul femminicidio). A dispetto delle misure straordinarie decise dal Governo nel 2020 per l’allarme della crescita delle richieste di aiutoad essere oggi effettiva è solo una minima parte delle risorse extra e dei nuovi strumenti per far fronte alle esigenze delle donne che hanno subito violenza durante la pandemia. Come nel caso dei 3 milioni del DL Cura Italia di marzo 2020 per le spese di sanificazione, acquisto mascherine e gel disinfettante delle Case Rifugio: ad oggi solo l’1%, circa 25mila euro, sono arrivati a destinazione. Ma non solo, i tempi di erogazione delle risorse stanziate nel 2020 per il funzionamento ordinario dei CAV e delle Case Rifugio sono tornati ad allungarsi: sono serviti in media 7 mesi per trasferire le risorse dal Dipartimento Pari Opportunità alle Regioniche, ad oggi, risultano aver erogato solo il 2% dei fondi complessivi, e in sole due regioni, la Liguria e l’Umbria. Il nuovo Piano Antiviolenza 2021-2023, lanciato in questi giorni, con un ritardo di quasi un anno, non è accompagnato da un piano operativo che rende chiare e verificabili le azioni da realizzare e in che tempi.   

La denuncia di ActionAid

La politica è fatta di scelte e di priorità, ma anche di tempi, che dettano l’agenda quotidiana degli apparati burocratici che gestiscono i programmi e le risorse antiviolenza. Quest’anno i dati del monitoraggio delineano uno scenario in larga parte desolante. Le continue uccisioni di donne per mano maschile che si registrano in Italia dimostranoche serve un cambio di paradigma.spiega Katia Scannavini, Vice Segretaria Generale ActionAid – Non bastano le buone intenzioni, è necessario assicurare chemisure di prevenzione, protezione e contrasto alla violenza maschile sulle donne siano incluse nelle principali normeriforme e decisioni di spesa che regolano la vita del Paese. E invece le politiche antiviolenza continuano ad essere isolate, frammentarie.Lo vediamo anche nel PNRR, dove i grandi assenti sono la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne”.

Pandemia e violenza contro le donne: lontane dagli occhi, lontane dal cuore

Ad aprile 2020 il Governo e il Parlamento con la Commissione Femminicidio si sono attivati per rispondere ai nuovi bisogni dei CAV e delle CR dettati dall’emergenza sanitaria. Uno sforzo che ha introdotto risorse aggiuntive e nuovi strumenti per dare supporto alle donne in stato di maggiore vulnerabilità. A più di un anno e mezzo di distanza si sono però accumulati ritardi e il carattere di urgenza e massima attenzione di questi provvedimenti è svanito. Nel dettaglio, oltre ai 10 milioni di euro – relativi ai fondi 2019 già a bilancio – sbloccati con procedura accelerata ad aprile 2020, altri 3 milioni sono stati stanziati dal DL Cura Italia nel marzo 2020 per le spese straordinarie delle case rifugio, ma solo l’1% è stato liquidato; il 29 aprile 2020 è stato emanato un bando d’emergenza rivolto a CAV e CR con un fondo di 5,5 milioni di euro, che, dai dati disponibili, ha permesso di erogare 300 contributi verso 142 enti gestori. Nonostante ciò, molti di essi non hanno potuto beneficiarne a causa della richiesta di una fideiussione, pari all’80% dell’importo, che alcune strutture, soprattutto le più piccole, non riescono ottenere dalle banche.

Infine, a maggio 2020 è stato varato il Reddito di Libertà per sostenere le donne in percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Una misura diventata effettivamente operativa solo l’8 novembre 2021 con la circolare dell’INPS che ne regola il funzionamento. A ciascuna donna potranno andare 400 euro mensili per un massimo di 12 mesi. Non un intervento strutturale, ma che dovrà essere rifinanziato in bilancio anno per anno. I ritardi burocratici frenano l’arrivo delle risorse ordinarie. Al 15 ottobre 2021, le Regioni hanno erogato il 74% dei fondi nazionali antiviolenza delle annualità 2015-2016, il 71% per il 2017, il 67% per il 2018, il 56% per il 2019 e il 2% per l’annualità 2020. 

Per ultima viene la prevenzione 

L’analisi dell’utilizzo dei fondi stanziati dall’entrata in vigore nel 2013 della legge sul femminicidio per i rispettivi Piani Antiviolenza evidenzia uno sbilanciamento netto per le azioni volte alla presa in carico delle donne che subiscono violenza, quelle della Protezione. Effetto della mancanza di una visione politica capace di incidere sulla prevenzione della violenza maschile contro le donne in Italia. Su 186,5 milioni di euro totali, il DPO ha destinato circa 140 milioni – il 75% delle risorse – all’asse Protezione mentre per la Prevenzione sono stati allocati circa 25,8 milioni di euro, il 14%.

Sparita la lotta alla violenza dal PNRR. Nella prima versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) la violenza contro le donne era esplicitamente riconosciuta essere uno ostacolo alla piena partecipazione femminile alla vita sociale, economica e politica del Paese. Era prevista comunque una sola azione rivolta alle donne che hanno subito violenza, cioè l’accesso al credito per la creazione di imprese. Una misura limitata poi scomparsa nella versione definitiva del PNRR, che è stata invece finanziata con risorse del DPO. La prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne sono esclusi anche dalla Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 che rimanda questi temi al Piano strategico antiviolenza 2021-2023. Il Governo ha preferito dedicare così due documenti strategici distinti e separati rispetto al PNRR.

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