Roberta Mazzacane giornalista

Paolo Sorrentino, Silvio Orlando e la mia bella Napoli

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Silvio Orlando è stato l’ospite speciale della settima giornata del Lucca Film Festival ed Europa Cinema, al cinema Astra di Lucca, dove ha ritirato il premio alla carriera e ha presentato il suo ultimo film “Il bambino nascosto” di Roberto Andò, presentato fuori concorso alla 78° Mostra del Cinema di Venezia, che arriverà nelle sale italiane dal 4 novembre. Il film è liberamente tratto dall’omonimo romanzo dello stesso regista, sceneggiatura in cui Silvio Orlando interpreta Gabriele Santoro, che vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. Questa la trama a grandi linee.

“Il maestro – così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro. Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che, come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro ignora l’alfabeto dei sentimenti.  Silenzioso, colto, solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste, segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino che si è sottratto a un destino già scritto”.

Un ruolo che ha toccato molto l’attore napoletano, anche perché lui sa cosa vuol dire crescere senza la figura materna. Orlando, infatti, ha perso la madre quando aveva soli 9 anni: “Per tanto tempo non ne ho mai parlato. Non riuscivo proprio. Il suo tumore era un tabù, era un richiedere pietà e condiscendenza, le cose che detesto di più… Le zie o pseudo zie che ti dicono chiamami mamma… Non ho mai ceduto a queste suggestioni” ha raccontato in alcune interviste. Per lui il cinema ha rappresentato una sorta di risarcimento alla vita. All’ultima edizione della Mostra Internazionale di Venezia Silvio Orlando era in concorso con due film, ormai maturo e affermato come attore: “Dai 30 ai 40 anni avevo già ruoli centrali, però mi sono sentito più sicuro dopo la Coppa Volpi per Il papà di Giovanna di Pupi Avati e il cardinale di The Young Pope di Sorrentino, che ha segnato questa nuova fase. Funziona così, diventi più bravo e ci sono meno ruoli. Con Paolo devi stare attento a non rovinargli il film, che è tutto nella sua testa. Nanni non mi ha inventato come attore, ma non l’avrei fatto come l’ho fatto. Ha qualificato il mio percorso in modo clamoroso”.

Il riferimento era ovviamente al regista partenopeo Paolo Sorrentino, che in questo periodo si sta godendo gli elogi per il suo ultimo film “È stata la mano di Dio”, di cui ha raccontato una scena tagliata dal film: “Il giorno del funerale dei miei genitori, il preside della scuola mandò solo una rappresentanza dei miei compagni e io ci rimasi malissimo. Oggi, però, non mi importa. È venuta tutta la classe, siete voi”. Per questo film a Venezia ha vinto il Leone d’argento – Gran premio della giuria per il suo film su Maradona, in cui racconta anche la sua adolescenza, interrotta bruscamente in una notte, quella della morte dei suoi genitori. Il film sarà proiettato in cinema selezionati dal 24 novembre e sarà disponibile su Netflix dal 15 dicembre. Il suo nono film è in parte autobiografico e non fa sconti a nessuno, che arriva esattamente 20 anni dopo il debutto a Venezia, con “L’uomo in più”.

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