Roberta Mazzacane giornalista

Libia, come si vive a Tripoli

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Libya
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Si sente spesso parlare nei tg e in radio dei barconi con i migranti proveniente dalla Libia: i morti, l’accoglienza, l’emergenza profughi, l’Italia, le coste, l’Europa. Sono tutti temi scottanti e importanti e difficili da comprendere dall’interno e a fondo veramente…

Ho voluto chiedere ad un mio amico di madre italiana e cresciuto nel Lazio come è la situazione a Tripoli, visto che sono già 3 anni che M. è tornato a vivere nella sua casa in Libia.

M. prova a riassumermi quello che sta succedendo in queste ultime settimane:

Tripoli è la capitale della Libya, che è un paese molto particolare, a mio avviso pieno di contraddizioni. Un paese dove sono tutti di religione musulmana ma che combattono e spargono sangue durante i mesi ed i periodi in cui è severamente vietato combattere. Dove, nonostante la crisi, umanitaria ed economica, i prezzi di case e terreni superano quelli molte capitali del mondo. La maggior parte della gente non paga tasse, luce, acqua ecc.. la benzina costa 9 centesimi al litro. Il costo così basso di quest’ultimo viene poi sfruttato come fonte di intrattenimento, cioè puoi fare il pieno e girare tutto il giorno…

Durante la notte invece, c’è un coprifuoco forzato e non ufficiale. Cioè, nonostante non sia imposto da uno dei due governi, la gente è costretta a rifugiarsi in casa per colpa dei gruppi criminali che fanno uso di droghe pesanti e girano commettendo vari tipi di crimini, tra cui spaccio, furti, uccisioni e risse armate anche tra di loro. Nonostante ciò la maggiorate della gente è gentile, ma stressata perché non ce la fa più di vivere in queste condizioni, non capendo cosa stia succedendo e non potendosi fidare di nessuna fonte di informazione.

Se nemmeno loro che vivono questa situazione in prima persona capiscono realmente cosa sia succedendo, come potremmo noi pensare di avere le giuste informazioni e le giuste soluzioni? Proprio stamattina a Roma, al Centro alti studi della Difesa, si svolge un convegno di esperti per discutere della crisi che ha investito la Libia e con esso tutta la regione mediterranea. Si affrontano 2 sessioni: una per indicare la strada da seguire verso la stabilizzazione della Libia. Un’altra per discutere dell’adozione di una strategia per l’Italia in Libia.

L’arrivo dell’Isis ha spinto il governo italiano a richiedere l’uso della forza per contrastare tempestivamente la minaccia prima che possa raggiungere anche l’Italia. Tuttavia, la Ue e la Nato non sembrano propense a un coinvolgimento attivo in Libia.

La comunità straniera ha evacuato da tempo, comprese organizzazioni umanitarie ed ambasciate. Tutto ciò’rende ancora più’ difficile la vita alle persone – prosegue M. – che vorrebbero uscire dal Paese ma non hanno modo di ottenere il visto, scegliendo di preservare la loro dignità e rimanere. Mentre l’unica via di fuga per gli stranieri (Africani soprattutto) è il viaggiare clandestinamente via mare.

Non è possibile con un articolo essere esaustivi sull’argomento libico, ma sulla tratta di migranti tornerò a scrivere…

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